domenica 18 agosto 2013
Children of Earth, finale alternativo 1/3
L’aria era diventata densa da respirare, la gola rovente e gonfia. Gli occhi bruciavano di lacrime e non solo a causa della tossina che era stata diffusa.
-No, Ianto…- Jack sentì il mondo sgretolarsi attorno a lui. Poi da lontano arrivò un suono, dissonante.
Oltre il raspare della creatura gongolante dentro la teca di vetro. Oltre il suo cuore che batteva disperatamente per vivere. Oltre le grida che giungevano ovattate dai corridoi. La sua mente ignorò quel suono per lunghi secondi completamente concentrata sulla situazione disperata.
Poi il suono aumentò. Un respiro metallico. Una vibrazione. La pelle di Jack su percorsa da un brivido elettrico. Una vibrazione dello spazio-tempo…
Le luci tremarono. La telecamera ebbe un malfunzionamento momentaneo mentre una nuova sagoma inspiegabilmente prendeva forma all’interno della sala, proprio dietro il Capitano Harkness e il suo collega prostrato a terra.
A distanza di sicurezza, nella sala del consiglio gli eminenti esponenti militari e di governo si sporsero sul tavolo increduli. Fra le scariche elettrostatiche del monitor distinsero una nuova ombra rettangolare proiettarsi sui due uomini di Torchwood. Assurdamente l’ombra di aprì come una porta di luce e ne emerse una persona.
Jack si lasciò cadere seduto.
Fissò il TARDIS. Si, era il TARDIS, quello. Il dolore al petto si fece straziante.
Era la prima volta che moriva avendo una visione di quel genere. Di solito si limitava a diventare tutto nero. Nessuna luce in fondo al tunnel, tanto meno una luce emanata dal Vortice del Tempo.
Poi dalla porta della cabina blu uscì un uomo che non riconobbe. Alto, magro, un lungo ciuffo di capelli tirato in parte sulla fronte, il mento deciso e una… era una cannuccia fucsia quella che teneva in bocca?!!
-Salve!- Esclamò il nuovo arrivato come se si fosse appena presentato ad un compleanno. I suoi occhi grigi abbracciarono in un secondo tutta la sala e poi si posarono, luminosi, magnetici, su Jack.
–Serve un Dottore?-
Jack provò un moto di sollievo e rabbia così intenso da non riuscire a muoversi. Rimase lì a bocca aperta fino a che Ianto non tossì e la realtà gli ripiombò addosso pesantemente. Il Dottore gli porse altre due cannucce dai colori fluorescenti.
–Respiratori Soborani. Si, Soboriani, gli stessi che fanno i Sali, ma questi non sono illegali. Per ora. Mi sono rimasti solo al gusto menta e limone.-
-Tu…- Il tono di Jack aveva un che di accusatorio che il Dottore accolse con un sorriso disarmante.
-Respiratore che serve per respirare.- Sottolineò cortesemente il Signore del Tempo guardando verso Ianto e il Capitano si affrettò a portare la cannuccia verde acido sulle labbra del suo compagno. Quella gialla toccò a lui.
L’aria pura fu una stilettata piacevole alla mente. Sollevò la testa di Ianto per farlo respirare meglio. Il suo colorito passò rapidamente dal blu al pallido cadaverico, ma lo considerò comunque un buon segno.
-Sei… diverso. Di nuovo.- Jack non riuscì a trattenersi, sorpreso. Poi si accigliò. –E’ un farfallino quello?-
-Forte, vero?- Confermò il Dottore, poi alzò un dito come ricordandosi improvvisamente qualcosa. Estrasse da una tasca una tastiera quadrata simile a uno di quei giochini puzzle in cui si deve ricomporre una figura. La lanciò a Jack. –Grimaldello entropico a base empatica, leggermente modificato dal sottoscritto. Dovrei chiamarlo GEBE… Ah... Nah... Grimaldello multiuso andrà bene.- Scambiò uno sguardo di intesa col Capitano.
-Vai. Apri le porte di questo palazzo prima che il veleno uccida tutti.-
Jack annuì. Adagiò Ianto a terra. Tentò di dire qualcosa, ma troppe domande si presentarono in un colpo solo nella sua mente e ne uscì un semplice. –Ben tornato.- Poi corse verso i terminali delle porte di uscita e del sistema di areazione del palazzo.
Il Dottore si sistemò il collo della giacca lunga che indossava e quando si voltò verso la teca non c’era più traccia di cordialità sul suo viso.
Dietro il vetro vorticava una tempesta di nubi e fumo.
Le pareti della teca vibravano trattenendo a stento la furia imprigionata dentro di esse. Una sostanza viscida le colpì violentemente.
-TU.NON.DOVRESTI.ESSERE.QUI.- tuonarono i 4.5.6
Le labbra del Dottore si piegarono in un sorriso pericoloso. –No, vero?- Avanzò verso la teca per nulla intimorito dallo sfoggio di potenza della creatura. Intrecciò le mani dietro la schiena e studiò il turbinio di fumo.
–Avete isolato i segnali dal sistema solare.- Disse. –Avete fatto fondere il cellulare di Martha. Era un vecchio modello, niente app e cose simili, ma funzionava ancora bene, sapete.- I suoi occhi riflettevano i vortici di fumo ed energia, e parevano capaci di risucchiarli. –Ci avete provato, ma un tale silenzio ha fatto accendere una spia rossa sulla consolle del TARDIS. E Martha non è il mio unico contatto sulla Terra.-
-TU.NON. PUOI.STARE.QUI.DOTTORE.- Altra melma si schiantò sul vetro.
-VOI non potete stare qui.- La sua voce tuonò decisa. –Avete oltrepassato un limite ed è superfluo menzionare il Protocollo Ombra, vero? Andatavene. Ora. Questa è l’unica opportunità che vi dò.-
L’aria tremò alla risata innaturale della creatura aliena nascosta nella teca. Si udirono tuoni al di fuori del palazzo.
-NON.IMMISCHIARTI.DOTTORE. O.STERMINEREMO.SUBITO.IL.TRENTA.PERCENTO.DELLA.RAZZA.UMANA.-
-Oh. Amate le percentuali.- rilevò il Dottore con tono leggero. Allargò le braccia. –Opportunità non colta dunque. Tutto quel fumo vi fa decisamente male.-
-GUERRA.DOTTORE.GUERRA.ANCHE.A.TE.-
Il Dottore non si voltò. –Sei, Ianto, giusto?- Chiese mentre estraeva qualcosa dalla tasca interna della giacca.
Dietro di lui Ianto si sollevò a fatica su un gomito. Respirava dalla cannuccia Sobotica, o quello che era e aveva seguito la scena in silenzio, sperando che tutti lo credessero morto.
–Si, signore.- le parole gli raschiarono la gola.
TO BE CONTINUED...
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